Codice Civile art. 2447 sexies - Libri obbligatori e altre scritture contabili (1).

Gianluca Bertolotti
Vittorio Minervini

Libri obbligatori e altre scritture contabili (1).

[I]. Con riferimento allo specifico affare cui un patrimonio è destinato ai sensi della lettera a) del primo comma dell'articolo 2447-bis, gli amministratori (2) tengono separatamente i libri e le scritture contabili prescritti dagli articoli 2214 e seguenti. Qualora siano emessi strumenti finanziari, la società deve altresì tenere un libro indicante le loro caratteristiche, l'ammontare di quelli emessi e di quelli estinti, le generalità dei titolari degli strumenti nominativi e i trasferimenti e i vincoli ad essi relativi.

(1) V. nota al Capo V.

(2) Le parole «o il consiglio di gestione» che figuravano dopo le parole «gli amministratori» sono state soppresse dall'art. 1 d.lg. 17 gennaio 2003, n. 6, come modificato dall'art. 5 1ff) d.lg. 6 febbraio 2004, n. 37.

Inquadramento

La norma in esame stabilisce l'obbligo per la società costituente patrimoni separati di prevedere libri e scritture contabili distinte rispetto a quelli «generali» della società e, in caso di emissione di strumenti finanziari, anche un libro che ne indichi le caratteristiche, i vincoli e le generalità dei titolari.

Si tratta di una disciplina necessitata (sul punto v. Guerrieri, 665 ss.) dal rilievo che l'informazione contabile assume in ragione della circostanza che il patrimonio separato rappresenta la garanzia generica di coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nello specifico affare.

Disciplina

Una prima problematica che è possibile evidenziare è la totale assenza, nella disciplina dei patrimoni destinati, delle modalità con le quali debba avvenire la gestione dell'affare. Si tratta, all'evidenza, di una operazione endosocietaria e si deve allora escludere che il patrimonio separato abbia un qualche rilievo «soggettivo» e perciò, di regola, lo stesso sarà gestito dall'organo di gestione della società costituente (Gennari, 137).

Tuttavia, come già si è visto (v. sub art. 2447- quinquies c.c.), nulla esclude e, anzi, può ritenersi preferibile che, anche per la tenuta della contabilità, siano delegati amministratori specificamente investiti di tale funzione (Colombo, 38, Strampelli, 596).

Rispetto alla valutazione dei beni è stato notato come quelli destinati dalla società vadano contemplati al loro valore «di libro» ossia il valore al quale detti beni risultano iscritti nel bilancio della società costituente; i beni apportati dai terzi, invece, dovranno essere iscritti al loro valore di mercato (Colombo,45).

Le registrazioni effettuate nella contabilità dello specifico affare dovranno confluire all'interno della contabilità generale al fine di poter redigere il bilancio sociale che sarà composto, oltre che dal patrimonio destinato, anche da tutti costi e ricavi derivanti dalla gestione del patrimonio stesso.

A prescindere dalla necessità di dare rilievo, in maniera separata, alle diverse gestioni, si deve notare che rispetto ai cd. costi comuni esistono in concreto delle difficoltà relative alla loro imputazione. Con tale termine si intendono, infatti, quei costi amministrativi, di magazzino, di trasporto e via discorrendo, che siano stati sostenuti in maniera indistinta, tanto per la realizzazione dell'affare «destinato», quanto per la gestione «generale» dell'attività sociale. Al riguardo si può rilevare come, dovendo la delibera costitutiva del patrimonio indicare le «regole di rendicontazione», la ripartizione dei costi comuni debba avvenire in conformità di dette regole e criteri.

La separazione contabile è da ritenere un baluardo a tutela della efficacia della operazione stessa di destinazione (Guerrieri, 671 ss.), in quanto consente la corretta identificazione della composizione del patrimonio destinato nelle varie fasi dell'affare anche e soprattutto al fine di dirimere eventuali conflitti di interessi che possono verificarsi derivanti dal fatto, come già detto, che la gestione del patrimonio destinato, in via di principio, è lasciata pur sempre all'organo di gestione della società costituente.

In questi termini, anche il legislatore ha previsto (prima nell’art. 156 l. fall., e ora, con alcune variazioni, nell’art. 263 del Codice della crisi e dell’insolvenza) una specifica responsabilità degli amministratori in caso di violazione di norme sulla separazione dei patrimoni destinati.

La norma in rassegna non prevede sanzioni per l’inosservanza delle regole sulla separazione contabile. Al riguardo si devono ritenere applicabile le regole in tema di responsabilità degli amministratori, anche perché questa scelta è stata esplicitata dal legislatore in sede concorsuale (Niutta, 323; Guizzi, 407; Manes, 178): in particolare, il comma 3 dell’art. 263 del Codice della crisi e dell’insolvenza precisa ora che, laddove risultino violate le regole di separatezza tra il patrimonio sociale e i patrimoni destinati, «il curatore può proporre l’azione sociale di responsabilità e l’azione dei creditori sociali prevista nell’art. 2394 del codice civile nei confronti degli amministratori e dei componenti degli organi di controllo della società».

Da ultimo va evidenziato che il sistema informativo disciplinato dall'articolo in commento dovrà essere integrato con le eventuali regole convenzionali previste in sede di delibera costitutiva ai sensi della lett. g), comma 1, art. 2447-ter c.c.; tali regole dovranno contenere i criteri di ripartizione dei costi comuni il cui controllo, insieme a quello generico della contabilità, è effettuato dal revisore legale dei conti o la società di revisione legale dei conti che sono stati previamente indicati nella delibera costituiva (ai sensi dell'art. 2447-ter, lett. f, c.c.). In assenza di una previsione legislativa si è ritenuto che anche l'attività svolta dal revisore dello specifico affare deve essere documentata in un apposito libro (Santagata de castro, 277).

Bibliografia

Arleo, Sub art. 2447-sexies, in Commentario al codice civile, a cura di Cendon, I, 2008; Bertuzzi, Bozza, Sciumbata, Patrimoni destinati, partecipazioni statali, S.A.A, Milano, 2003; Colombo, La disciplina contabile dei patrimoni destinati: prime considerazioni, in Banca borsa, 2004, IV, parte 1,  30 ss.; Comporti, Sub art. 2447-sexies, in La riforma delle società, a cura di Sandulli e Santoro, II, 2003; Fimmanò, Patrimoni destinati e tutela dei creditori nella società per azioni, in Quad. giur. comm., 2008; Gennari, Sub art. 2447 sexies, in Commentario del codice civile, delle società dell’azienda e della concorrenza, a cura di D. Santosuosso e diretto da Gabrielli, Torino, 2015,  1371 ss.; Guerrieri, Dieci tesi sulla segregazione patrimoniale, in Giur. Comm., 2021, IV, parte 1,  662 ss.; G. Guizzi, Mala gestio dello specifico affare e del patrimonio destinato e responsabilità degli amministratori, in Riv. dir. comm., 2008, IV-VI, parte 1, 379; Laurini, I patrimoni destinati nel nuovo diritto societario, in Destinazione dei beni allo scopo. Strumenti attuali e tecniche innovative, in Quad. rom. di dir. comm., a cura di Libonati e Ferro Luzzi, Milano, 2003,  117 ss.; Lenzi, I patrimoni destinati: costituzione e dinamica dell’affare, in Riv. not., 2003, III, parte 1, 543; Manes, Sub art. 2447-sexies, in Patrimoni destinati ad uno specifico affare, a cura di Manes e Pasquariello, Bologna, 2013,  173 ss.; Niutta, I patrimoni destinati e procedure concorsuali (a seguito della riforma che ha interessato il diritto fallimentare), in Dir. fall., 2008, III-IV, parte 1,  299 ss.; Rubino de Ritis, La costituzione dei patrimoni destinati ad uno specifico affare, in Il nuovo diritto delle società. Liber amicorum Gian Franco Campobasso, a cura di Abbadessa, Portale, I, 2007,  817 ss.; Santagata De Castro, Dei patrimoni destinati ad uno specifico affare, in Il codice civile, commentario, fondato da Schlesinger e diretto da Busnelli, Milano, 2013; Strampelli, Profili contabili dei patrimoni destinati, in Riv. soc., 2011, IV,  585 ss.

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